La storia finora: Il conte Nefaria ha attirato Moon Knight in Italia, minacciando la sua ex ragazza Marlene Alraune. Il primo confronto contro il Cavaliere Lunare lo aveva visto trionfare, ma il supereroe ha trovato un inaspettata alleata in Suspiria, una killer di mafiosi che vuole uccidere il conte.

I due decidono di stringere un’alleanza e di attaccare il conte direttamente nel suo castello, ma cadono vittime delle sue trappole. Entrambi vengono soccorsi da Ronin e dai Taciti, un antica associazione di monaci-guerrieri che da secoli proteggono l’Italia.

Silente, il capo dei Taciti, ha offerto a Marc un aiuto per recuperare il proprio equilibrio, tramite un antico rito: il processo di purificazione.

 

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di

Carmelo Mobilia

# 43

IL NEMICO DENTRO

 

<Marc?> chiese una voce.

Marc Spector aprì gli occhi e cercò con lo sguardo chi lo aveva chiamato e vide un volto che conosceva bene: il suo.

<Salve, Marc.>

<Tu sei ...>

<Sono Steven Grant.>

<Steven Grant non esiste. E’ solo un identità che mi sono inventato per ...>

< ... tagliare i ponti col tuo passato, lo so. Io sono quello che tu vorresti essere Marc. La proiezione positiva che hai di te stesso. Sono un uomo di successo, con una donna bellissima, un filantropo che fa beneficenza. Sono il figlio che tutti i genitori vorrebbero, di cui sarebbero orgogliosi.>

<Questa è ...>

<Chicago. Il quartiere in cui sei cresciuto.> disse Steven.

<Perché siamo qui?>

<Per aiutarti a superare i tuoi traumi. Andiamo, siamo solo all’inizio.>

Steven chiamò un taxi, ma non uno qualunque: uno che a Marc era molto noto.

<Salve Marc. Sali a bordo.> disse Jake Lockley.

<E tu invece cosa mi rappresenti?>

<Io sono la tua parte più umile, Marc. Quella con cui cercavi di sentirti vicino alle persone che aiutavi, come Gena o Crawley. Sono quella che sta dalla parte degli ultimi, dei reietti.>

Mentre il taxi procedeva nella sua corsa, Marc prese la parola:

<Quindi se ho capito bene, tu rappresenti il mio ideale, tu invece la mia umiltà. Bene. E chi andiamo ad incontrare adesso? La mia vanità?>

<No Marc. Devi affrontare le tue colpe.> rispose Steve.

<Cosa?>

<Il tuo senso di colpa, Marc. Le cose per cui provi vergogna. Devi liberarti di loro.> aggiunse Lockley.

Marc non rispose, rimane in silenzio ad immaginarsi cosa o chi poteva essere.

Mentre l’auto avanzava, la sua attenzione fu attirata dalla vista di una donna.

<Ehi, ma quella mi pare di conoscerla ...>

<Dovresti. E’ Mrs. Patterson, la tua insegnate al liceo. Fantasticavi spesso su di lei.> fece notare Grant.

<Ma dove siamo ....>

<Siamo tra i suoi sogni Marc, tra le tue fantasie Anche quelli sessuali. Le abbiamo tutti, non ti devi vergognare.> disse Lockley <Vedi? Lì ci sono le gemelle Neal, le tue compagne di classe ... e lì, Martha Roberts, la prima ragazza che hai baciato.>

<Non ci sono solo quelle però.> disse ancora Steven <Vedi lì, per esempio? Lì è quando sognavi di diventare campione dei medio –massimi ... e li invece, quando eri un Marine e sognavi di uccidere Bin Laden.>

<Come ogni buon soldato americano!> aggiunse Jake <Io però preferisco le parti con le signorine, se permettete... chi abbiamo ancora? ah sì: Lisa, quando alloggiavate nella campagna friulana... e lì invece non poteva mancare la splendida Marlene.... dio, che donna!>

Marc la vedeva proprio com’era nei suoi ricordi, quando faceva aerobica ai piedi della piscina a villa Grant. Bella, sensuale, e totalmente innamorata di lui.

<Marlene...> sospirò Marc.

Come aveva fatto a perderla? Come avevano fatto ad allontanarsi? Mentre percorreva quel viaggio tra i suoi ricordi, tornò a galla la nostalgia per lei e per quei giorni felici, per i suoi baci e il calore del suo corpo; una nostalgia che cercava in tutti i modi di reprimere, per il suo bene diceva, ma che in quel momento era riaffiorate e si faceva sentire prepotentemente.

 

Interludio.

 

In quel momento, ad un oceano di distanza, il caso voleva che pure Marlene stesse pensando a Marc. Ogni qualvolta credeva di essere andata avanti, di aver superato la cosa, puntualmente lui ricompariva per ricordarle quello che avevano provato l’uno per l’altra.

D’altronde, la loro non era certo una storia d’amore comune... quale altra coppia si era conosciuta in mezzo a saccheggi, massacri e templi di dei egizi? E di certo, Marc non si poteva definire un uomo comune... come poteva definirsi tale un uomo che conduceva non una ma ben quattro vite differenti?

Qualsiasi altra donna avrebbe potuto innamorarsi di Marc... o di Steven, o di Jake, certo... ma chi poteva innamorarsi di tutti e quattro? Era una cosa da pazzi... eppure, per molto tempo, aveva funzionato.

Anche in mezzo a tanti pericoli, ai pazzi che cercavano di ammazzarli, la loro storia andava avanti.

Ma la schizofrenia di Marc, le sue presunte visioni di Khonshu e l’incensante circolo di violenza in cui era coinvolto l’avevano fatta allontanare da lui.

La sua relazione con Frank Darabont era stata per lei un ritorno alle origini e paradossalmente, le aveva fatto riaffiorare certi ricordi, certi sentimenti che credeva di aver superato e che invece erano tornati a galla.

E per questo, Marlene si odiava.

Le sue riflessioni furono interrotte dal campanello.

Marlene andò ad aprire la porta.

<La signorina Marlene Alraune?>

<Si, sono io.>

<Sono l’agente Neville, lui è l’agente Fontaine, FBI. Vorremmo farle alcune domande a proposito di Marc Spector, se non le dispiace.>

Quando piove diluvia, pensò Marlene.

 

***

 

Il taxi proseguiva la corsa, prendendo una strada in discesa, quando all’improvviso iniziò a farsi buio.

<Ci siamo...> disse Grant.

<Dove siamo?> chiese Marc.

<Ci stiamo addentrando verso la tua parte più profonda ed oscura. Presto arriveranno e...>

<Chi? Chi arriverà?> chiese ancora, ma prima che potesse ricevere risposta Lockley esclamò:

<Eccoli! Sono qui! Tenetevi forte!>

Delle auto nere, dai vetri oscurati, stavano dietro di loro. Lockley accelerò ma queste gli stavano dietro. Cominciarono prima a tamponarlo, poi lo affiancarono e cercarono di mandarlo fuori strada.

Il taxi sbandava pericolosamente, a destra e a sinistra. Marc e i suoi due alias venivano sballottati al suo interno.

Sembrava di essere sulle autoscontro del Luna Park, solo che qui l’impatto era più brutale e violento.

<Ma chi sono sti matti? Ci vogliono ammazzare?>

<REGGETEVI!>

Il Taxi cappottò un paio di volte, non potendo più proseguire la corsa.

Le auto nere si fermarono.

Marc e gli altri scesero dalla macchina, storditi ma illesi.

<Si può sapere chi diavolo sono?>

In risposta gli occupanti scesero dalla loro auto e Marc li riconobbe tutti, ad uno ad uno.

Jack Russell, Licantropus.

Il primo Mezzanotte.

Lo Spettro Nero.

Jellim Yussaf.

Lo Spaventapasseri.

Zaran.

Mister Negativo.

Il Barone Sangue.

Tarantula Nera.

E quello che senza ombra di dubbio rappresentava il suo peggior nemico: Bushman.

<Ma loro... perché...>

<Rappresentano le tue paure, Marc. I tuoi dubbi, le tue perplessità, le tue insicurezze. Tutto ciò che ti blocca e non ti fa crescere.> rispose Grant.

<Ma perché hanno l’aspetto dei miei nemici? Non capisco...>

<Eppure è semplice se ci pensi, Marc.> gli disse Lockley <Cosa fa un giocatore di basket quando esegue un tiro libero con la paura? Sbaglia. La paura, l’insicurezza, i dubbi sono nostri nemici... per questo motivi li raffiguri con le facce dei tuoi avversari.>

Marc iniziò a capire.

<E c’è sono una cosa che si può fare contro le proprio paure: combatterle.> disse, lanciandosi contro di loro.

Ma c’era qualcosa che non quadrava: questi non erano i suoi normali avversari no. Erano più grandi, più forti, più duri.

Marc cercava di colpirli con tutta la sua forza, ma non riusciva a nuocergli in alcun mondo.

Più combatteva, più i suoi colpi erano inefficaci, più essi diventavano grossi.

La paura che si stava impossessando di lui li rendeva sempre più forti e invincibili.

Bushman, colui che più di tutti loro credeva nel potere della paura, pareva inebriato dalla lotta.

< Ricordi che ti ho detto l’ultima volta, Spector? Che non eri alla mia altezza! Sei debole, emotivo, sensibile. DEBOLE. Non puoi prevalere. Non so come hai pensato minimamente di cavartela contro di me.> esclamava, mentre lo colpiva con violenza.

<Sono tra gli avversari più forti con cui mi sono scontrato... presi uno a uno sono temibili, ma tutti insieme... sono inarrestabili! C-Come mi è venuto in mente di buttarmi a capofitto contro di loro? C-Come farò a sopravvivere? I-Io ... sono spacciato!>

Il panico lo stava sopraffacendo, proprio come i suoi nemici.

Marc si sentiva soffocare, il cuore sembrava gli stesse scoppiando in petto.

Era sul punto di cedere, quando all’improvviso sentì un calore sulle braccia.

Attorno ai suoi pugni apparvero dal nulla delle cinghie borchiate, simile al cestus degli antichi romani, che andavano a fuoco.

Le fiamme si facevano sempre più grandi e roventi.

I suoi nemici si ritrassero nel vederle.

<AAAARGH!> Marc emise un verso rabbioso e si lanciò nuovamente alla carica verso di loro, colpendoli con quei pugni infuocati: le fiamme resero i suoi colpi inarrestabili, e ognuno degli avversari cadeva e veniva arso vivo.

Marc si avventò su Bushman.

<Chi ha paura adesso, eh Raul? Chi è il debole, adesso? Rispondimi, chi? CHI?> esclamò, mentre riduceva in cenere il suo avversario.

In breve lo scontro ebbe termine.

Marc era ancora in piedi, inspirando e sbuffando come un animale.

<Ma cosa... come....> prima che potè formulare una frase, Grant e Lockley gli diedero la risposta che cercava.

<E’ la manifestazione della tua rabbia, Marc. E’ così che affronti ogni volta le tue paure, rifugiandoti nella rabbia.> gli fece notare Jake.

<E’ esatto. E’ l’unica risposta che hai trovato e anche questa volta ti ha permesso di sopravvivere.> aggiunse Steven.

<Ma se ti lasci sopraffare da essa, finirà col distruggerti... guarda ...>

Le fiamme non accennavano a spegnersi, anzi aumentavano sempre di più ad ogni respiro.

L’Adrenalina era come benzina che le stava alimentando.

Presto non si limitarono solo ai pugni ma iniziarono a bruciargli le braccia.

<AAAAAH!>

<Non lasciare che ti divori, Marc, non cedere ad essa!>

<Si, Steven a ragione, Marc, devi calmarti. Non perdere la ragione, cerca di riprendere il controllo!>

Le fiamme si stavano espandendo su tutto il corpo.

Marc chiuse gli occhi e cercò di calmarsi, di ignorare il dolore, di dimenticarsi i motivi che lo avevano spinto ad arrabbiarsi.

Cercò di placare la propria anima e a poco a poco di riuscì.

 

Quando riaprì gli occhi era nuovamente integro, e si ritrovò presso un altro luogo che gli era ben noto: il tempio di Khonshu in Egitto, lo stesso in cui morì e risorse per mano del dio della luna.

<Sapevo che saremmo giunti fin qui.> disse <Qui è dove tutto è iniziato.>

<E’ solo una proiezione della tua mente, Marc. Lo hai scelto tu.> rispose Grant.

<Chi dovrò affrontare? Chi altri è rimasto?>

<Eccoli lì Marc. Stanno venendo da te.> disse Jake.

Uscirono dalle tenebre dell’entrata del tempio. Marc li riconobbe immediatamente.

<Papà? Sei tu? E tu sei ... Randall? E lui ... è il dottor Alraune!>

Il vecchio rabbino, il bambino vestito con la maglia dei Chicago Cubs e il vecchio archeologo erano proprio suo padre, suo fratello e il padre di Marlene.

<Mi hai voltato le spalle, Marc. Ha rifiutato le mia fede, ti sei preso gioco dei miei insegnamenti, hai seguito un percorso di violenza che ti ha portato dove sei ora. Sei stato una delusione per me. Una continua fonte di vergogna.> disse il padre.

<Io volevo solo essere come te, Marc. Ho fatto tutto per essere come te. Ma tu eri sempre così competitivo, dovevi emergere sempre. Non mi hai mai fatto vincere. Mi sono arruolato nell’esercito per essere come te, ti ho seguito nella CIA e come mercenario... ma tu dovevi sempre essere il migliore. E’ per questo sono impazzito.> lo seguì a ruota Randall.

<Se tu non mi avessi fermato, Bushman non mi avrebbe ucciso... sarei ancora vivo, al fianco di mia figlia.> esclamò infine il dottor Alraune.

<Sei stato un egoista Marc. Hai sempre pensato solo a te stesso. Hai anteposto il tuo benessere personale a quello della tua famiglia.>

<Sei sempre stato cattivo con me, Marc. Io volevo solo che mi apprezzassi...>

<Mi hai fatto uccidere, Spector. Mi hai privato della vita e di mia figlia!>

Marc sentì il suo cuore stringersi per il senso di colpa.

<No, non è così... i-io volevo solo seguire la mia strada... io n-non... >

Marc era piegato sulle ginocchia, col volto segnato dalle lacrime.

Il dolore che provava era troppo grande.

Tutt’ a un tratto, si udirono dei colpi di fucile e le tre sinistre figure vennero colpite.

<PAPA’ ..... RANDALL!> gridò.

Il colpo proveniva dall’interno del tempio.

Dal buio emerse una nuova figura.

<Avevano ragione, e lo sai. Ma il vecchio e il moccioso erano solo una palla al piede, lo sono sempre stati. Quanto al dottor Alraune beh... se fosse stato più furbo e non si fosse impicciato, sarebbe ancora vivo.>

Davanti a lui c’era un altro Marc Spector, vestito come ai tempi in cui faceva il mercenario.

<Tu sei...>

<Sono il tuo egoismo, Marc. La tua parte egocentrica.> rispose l’altro, colpendolo con un calcio.

<Che male c’è ad anteporre i propri interessi al prossimo, eh? Voglio dire, chi se ne frega. Il vecchio continuava a blaterare quelle stronzate ebree... che palle!> continuò, continuando a colpirlo.

<Una vita di sacrifici, di rinunce... e perché? Noi volevamo diventare campioni dei pesi massimi... e poi arricchirci coi saccheggi! Abbiamo ucciso un sacco di gente, per questo, e ci ha reso parecchio. E allora? Che male c’è in questo? E’ la legge della giungla, il forte uccide il debole!> esclamò ancora, colpendolo con il fucile a mo’ di mazza.

<E Randall? Cristo che femminuccia... lo è sempre stato! Che si facesse la sua, di vita! Che sviluppasse la sua, di personalità... voglio dire, cazzo, si è rifatto pure la faccia uguale alla nostra!>

Marc subiva il pestaggio, inerme.

<Abbiamo fatto quel che ci pare, sempre. Ci siamo arricchiti ammazzando e non ce ne dispiace. Quella è la vita che fa per noi! Non fare il cagnolino per una divinità egiziana! Quello che fai non ha senso!>

Marc era sul punto di soccombere, i colpi e le parole del suo alter ego lo ferivano, il senso di colpa che provava per le sue azioni passate lo stava schiacciando... quando all’improvviso scattò qualcosa dentro di lui.

<NO!> gridò Marc, parando l’ennesimo pugno e rispondendo al colpo.

<E’ vero, ci siamo macchiati le mani di sangue... abbiamo fatto parecchie cose discutibili, ma siamo cambiati... IO sono cambiato!> disse, passando all’attacco.

<E’ vero, ho voltato le spalle a papà... e potevo essere un fratello migliore per Randall! E se non fossi intervenuto, il dottor Alraune sarebbe ancora vivo... ma quello è il passato, e non si può cambiare! Ora sono uomo diverso... adesso mi prendo cura degli altri!> disse, ribaltando l’azione e passando all’offensiva.

<Mi sono preso cura di Marlene, ho fermato Bushman e lotto ogni notte contro uomini come lui!> disse, accanendosi contro la parte di se che non gli piaceva.

<Ci sono persone che mi vogliono bene! Gena, Crawley... e Frenchie! Ora aiuto le persone, combatto i criminali e salvo delle vite! Quello che faccio ha un senso!> esclamò furioso.

<Non sono più un egoista, come non sono più un mercenario! Sto dalla parte del bene adesso! Non sarò perfetto ma sono un brav’uomo! UN BRAV’UOMO! UN UOMO GIUSTO!>

Colpiva, e colpiva, e colpiva senza fermarsi... fino a quando fu esausto e cadde a terra sfinito.

<Marc? Tirati su Marc ...> disse la voce di Steven Grant.

<Si Marc... è ora di andare a casa.> disse Jake Lockley, e una luce abbagliante investì tutti e tre.

 

Marc Spector si risveglio in una stanza, dentro a un letto.

Non fu un risveglio agitato come quello precedente, fu come destarsi da un sonno profondo, riposante. Si sentiva tranquillo come non mai.

In pace con se stesso come da anni non gli capitava.

Era una sensazione di quiete che non sapeva spiegare, come se si fosse tolto un grosso peso di dosso, come se avesse sciolto una grande matassa.

Il processo di purificazione di cui gli aveva parlato Silente aveva avuto successo.

Dopo tanto tempo Marc si sentiva finalmente bene, in pace con se stesso.

Si rivestì e uscì dalla stanza, giusto in tempo per incontrare Suspiria e Ronin di ritorno dalla loro missione.

<Ah sei qui... che hai fatto nel frattempo?> chiese Suspiria.

<Ho dormito.> rispose lui, con un aria serena.

<Beh mentre tu facevi un riposino, noi siamo andati a recuperare l’attrezzatura... o quel poco che era rimasto in macchina. C’era anche il tuo cellulare. Hai diverse chiamate perse.>

Marc prese il telefono. Nigel Higgins lo aveva cercato più volte.

Povero Nigel - pensò - sarà preoccupato.

Richiamò il numero e finalmente, dopo giorni, i due amici si risentirono.

<<MARC! Grazie a dio stai bene ... ma che fine hai fatto?>>

<E’ una lunga storia Nigel ... me la sono vista brutta. Ma il peggio è passato.>

<<Non direi amico... dì, ma che cazzo aspettavi a richiamarmi? Sono giorni che ti cerco! Lo sai quant’è difficile per un nero che non parla italiano cercati per mezza Sicilia?>>

<Sei venuto fino in Sicilia?>

<<E cos’altro potevo fare dopo quel filmato da pazzi? Tu non rispondevi ed ero preoccupato!>>

<Quale filmato?>

<<Mi prendi in giro amico? E’ su tutti i TG!>>

<Di nuovo, non so di che stai parlando ....>

<<Se è così ti mando il video. Sei nei guai, vecchio mio.>>

Nigel gli mandò il suddetto video, e Marc non potè credere ai suoi occhi.

Il filmato mostrava Marc irrompere negli uffici della regione Sicilia, sfondando una vetrata, e uccidere a sangue freddo un importante politico italiano, un famoso uomo d’affari americano, la segretaria, gli addetti alla sicurezza e le guardie del corpo.

 

<< L’omicidio è avvenuto verso le 13.00 ora locale. Marc Spector, ex soldato appartenente al corpo dei marines e oggi proprietario della società SpectoCorp, ha assassinato a sangue freddo l’assessore siciliano Filippo LoCascio, 56 anni, e l’imprenditore George Garfield. Secondo le ricostruzioni degli investigatori, l’assessore siciliano e l’affarista americano stavano trattando per la costruzione di un nuovo aeroporto nell’area messinese, progetto che interessava anche alla SpectoCorp, che però aveva perso l’appalto e questo avrebbe scatenato la furia omicida dell’ex marine. Di Spector, ancora latitante, non si hanno notizie, ma le autorità locali e l’Interpol hanno ordinato un mandato di cattura internazionale con l’accusa di omicidio plurimo.>>

 

Per Marc e Suspiria fu un gioco da ragazzi fare due più due.

<Opera di Nefaria.> disse lei.

<Senza dubbio.> rispose lui.

<Quell’uomo è...>

<Si Umberto. E’ mio fratello Randall.> rispose Marc <Il loro piano originale prevedeva che io morissi e lui prendesse il mio posto, ma hanno sfruttato l’operazione chirurgica in quest’altro modo. Brillante, a modo loro.>

<Questo fa di te un ricercato internazionale.> disse Suspiria.

< Già, e secondo Nefaria questo dovrebbe impedirmi di tornare in patria. Questo può significare solo una cosa, che lui non è più in Italia.>

<Intendi dire che è tornato a New York?> chiese ancora Ronin.

<Sì, ne sono sicuro. Ma non ha fatto i conti con le mie risorse...> Marc richiamò Nigel e gli diede le coordinate per raggiungerlo.

<So che voi Taciti volevate che vi aiutassi nella guerra a Nefaria, ma adesso che non è più qui è compito mio fermarlo.> disse Marc a Silente.

L’uomo fece un cenno con la testa, come a far intendere di aver capito.

<Io posso venire con te.> disse Umberto <Sono un Ronin, non sono costretto ai confini nazionali.> disse, strizzando l’occhio <Il mio aiuto ti servirà. In fondo, ti ho salvato la pelle da Tarantula Nera.>

<Vengo pure io. Non sognarti neppure che rimanga qui. Nefaria è mio.> disse Suspiria.

L’aiuto di loro due gli sarebbe stato utile, inutile negarlo.

Marc acconsentì, poi si girò verso Silente.

<Io... ti ringrazio. Davvero, quello che hai fatto per me...>

Silente non rispose. Fece un segno con la mano come a dire “non serve” poi si congedò.

Verso quell’uomo così silenzioso e misterioso Marc provava un immensa gratitudine.

 

Una volta che il Moonjet atterrò Nigel e Marc poterono riabbracciarsi.

<Marc, mi hai fatto stare in pena. Credevo fossi morto. Non farmi più uno scherzo del genere, intesi?>

<Scusa amico. Mi dispiace. Me ne sono successe di tutti i colori.>

<Chi sono loro?> domandò Nigel.

<Amici. E’ grazie a loro due se sono ancora vivo. Ti ragguaglierò in volo. Ora decolliamo.>

<Questo coso può attraversare l’Atlantico?> domandò Suspiria.

< Ho costruito il motore sul modello del Quinjet dei Vendicatori. Un souvenir di quando stavo con loro. Arriveremo a New York più velocemente di quello che pensi.> rispose Marc.

Durante il viaggio Marc raccontò a Nigel tutto quello che era successo, in ogni dettaglio, rispondendo a tutte le sue domande, in più Nigel fece la conoscenza dei due ospiti italiani.

Il viaggio verso gli States proseguì senza problemi.

<Ma dove alloggeremo, ora che sei un ricercato? I poliziotti terranno sotto controllo ogni tua proprietà.> osservò Suspiria.

<Si, la villa e l’attico a Manhattan sono out. Infatti non ci stiamo dirigendo a New York. Per fortuna, io e Frenchie abbiamo pensato a un eventualità del genere, tempo fa.>

Tra lo stato di New York e quello di Washington c’è una scogliere sopra la quale sorge un faro.

Un tempo era l’abitazione di G. Lawton Sargent, ufficiale della marina, ucciso dal Teschio Rosso sotto gli occhi di Capitan America*

Era poi stata acquistata, per un prezzo stracciato, dal milionario Steven Grant.

* = su Captain America 184 dell’aprile 1975

 

Qui Marc e Frenchie avevano costruito una base d’emergenza nell’eventualità ci si dovesse dare alla macchia. Era rifornito di ogni attrezzatura che poteva servigli inclusi, ovviamente, dei cambi di uniforme.

Da lì Moon Knight e soci avrebbero pianificato le loro contromosse contro Nefaria.

<Ok Marc, hai un piano?> chiese Ronin.

<Per prima cosa, mi servono delle armi.> disse Suspiria.

<A quelle ci penso io.> rispose Nigel.

<Nefaria pensa di avermi messo nel sacco.> disse Marc <Per lui, sono ancora in Italia a nascondermi dall’Interpol. Non può sapere che sono qua. Voglio usare la cosa a mio vantaggio.>

<Uh Marc, scusa se t’interrompo, ma abbiamo problemi...> disse Nigel.

<Di che tipo?>

<Beh, hai detto che questo è un posto sicuro, che non lo conosce nessuno... allora perché c’è una macchina che si sta avvicinando?> chiese l’inglese, guardando nel monitor che dava alle telecamere esterne.

C’erano solo tre persone a sapere di quel posto: Marc, Frenchie e ...

<Marlene.> disse Marc.

Fu infatti la bionda archeologa a scendere dall’auto.

Prima ancora che potesse avvicinarsi alla porta d’ingresso, questa le si apri davanti.

Marlene tirò un profondo sospiro di sollievo.

Entrò dentro casa, cercando con lo sguardo il suo proprietario.

<Marc?>

<Sono qui.>

Sulle scale, illuminato solo dalla luce della luna che penetrava da una finestra, le apparve l’inconfondibile cappuccio di Moon Knight.

<Sono venuti i federali, Marc. A casa mia. Mi hanno chiesto di te. Dicono che hai ucciso un politico italiano.>

<Non sono stato io. E’ un complotto orchestrato da Nefaria.> rispose lui.

<Lo immaginavo... cioè, immaginavo ci fosse sotto qualcosa del genere. Non potevo credere che potessi essere stato tu.>

<Cosa ci fai qui, Marlene? Credevo fossi rimasta in Italia.>

<Io... no. No, sono tornata il giorno dopo che ci siamo parlati a Taormina.> confessò la donna <Ero molto arrabbiata con te, ma ... sapevo che avevi ragione. Se quell’uomo era tuo nemico, mi aveva offerto un lavoro per attirarti in una trappola. Ero molto arrabbiata e delusa per questo, io... non avrei dovuto prendermela con te.> ammise lei candidamente.

<So che volevi proteggermi, Marc. So che l’hai fatto per il mio bene.> disse ancora, abbassandogli il cappuccio e togliendogli la maschera.

<Io... vorrei che tu potessi vivere la tua vita lontana da tutto questo, Marlene. Avevi ragione, la mia vita ha incasinato la tua. Ma ti prometto che tutto questo finirà, una volta che io...>

<Sssh, basta Marc. Non serve che mi spieghi. Lo so. Ti credo.> disse lei abbracciandolo.

<Dimmi solo che hai un piano.>

<Si che ce l’ho. Ma per metterlo in atto, ci serve l’aiuto di un vecchio amico.>

 

CONTINUA ....

 

Non molto da dire su questo episodio, se non che tutti i riferimenti che avete letto sono avvenuti nei primi episodi della serie regolare dedicata a Moon Knight scritta da Doug Moench nel 1980.

 

Carmelo Mobilia.